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Sulla diteggiatura

Ogni diteggiatura riflette una visione interpretativa.
Ogni chitarrista che abbia raggiunto un certo grado di maestria, quale che sia il proprio linguaggio chitarristico di riferimento, adotta una propria particolare diteggiatura sulla base di una personale chiave interpretativa; ciò che definisce lo stile esecutivo.

Quanto sopra risulta tanto più vero nell’ambito classico della chitarra, autentico tempio dei colori timbrici e della ricerca polifonica e contrappuntistica.
Vero nocciolo è il riuscire a contemperare una propria visione interpretativa in relazione ad un’analisi dell’autore nel suo contesto storico.
Dopo avere trascorso i miei anni giovanili ad eseguire pedissequamente il repertorio, così per come veniva presentato da tanti pur eccellenti revisori, ho cominciato a maturare col tempo una mia qualche preferenza, personale.
Ho cominciato ad operare scelte autonome e consapevoli.
Il LA me lo diedero le revisioni di Segovia, tratte dal suo storico repertorio di trascrizioni,diteggiate in modo tale per cui era impossibile riprodurne la medesima e particolare sontuosità, che pure si ascoltava su vinile. Ascoltando con pazienza ed attenzione le sue incisioni, sono approdato col tempo alle sue vere diteggiature. Ho poi avuto conferma della bontà dei miei sforzi nell’era dei video, diversi anni dopo.
Seguendo questo percorso, ho finito per sviluppare una mia visione precisa di quanto le mie mani possono fare in ottemperanza all’idea musicale che governa il mio lavoro di revisione

Tutti i brani registrati e scaricabili sul mio sito sono diteggiati da me, così per come li suono, in modo abbastanza schietto.
Nel bene e nel male, i numeri che troveretesonospecchio fedele di quanto le mie dita e la mia mente hanno appurato in tanti anni di pratica.
Le diteggiature di alcune frasi sono talvoltamutuate da altre revisioni, quando una cosa funziona, o ha comunque funzionato per me, non vedo motivo di cambiarla.
Può essere che qualche mia revisione o diteggiatura appartenga ad un passato più o meno recente, e che quindi si discosti dal mio modo di suonare attuale: bisogna comprendere tuttavia che il lavoro di revisione non può essere cristallizzato, ed è quindi regolato da un naturale divenire.
Non tutti si troveranno a proprio agio utilizzando le mie diteggiature, ma il mio consiglio è quello di non cestinarle subito “a priori” , potreste scoprire soluzioni interessanti ed anche originali, specie nei brani più complessi.
Può essere che qui e là compaiano dei refusi, se avrete la bontà di segnalarmeli li eliminerò poco a poco, nel caso.
Il mio stile è semplice, quando non vi sono ragioni legate ad un’analisi di ordine superiore del brano o esplicite richieste del compositore, la mia preferenza andrà sempre in direzione di un suono chiaro, e nulla suona meglio di una bella corda a vuoto.
Prediligo una diteggiatura agile ed anomala, rispetto ad una diteggiatura pesante e ortodossa, ricordatevi di questo se e quando vi stupirete di fronte a soluzioni inconsuete.

Non da ultimo, ogni diteggiatura è influenzata dalle mani di chi suona e dallo strumento da questi adottato. Impossibile ragionare allo stesso modo quando si passa da una Ramirez concerto con 664 di diapason ad una chitarra del primo Novecento. Le mie mani sono piuttosto grandi e le mie dita tozze, non dispongo di mezzi eccelsi in ordine alla dilatazione, ho lavorato negli anni con la fantasia e l’applicazione. Lo studio del Jazze l’amore per la chitarra acustica mi hanno consentito accesso ad una quantità di soluzioni ottimamente mutuabili nel repertorio classico, mio primo ed indiscusso amore.