Vai al contenuto

Inversione

Non c’è nulla di più squallido di un’orchestra da night. Io poi odio le divise, immaginatene una verde brillante con i bordini oro. Le orchestre hanno però un gran pregio, pagano. Avevo suonato con un tizio che negli anni Ottanta era pure conosciuto a livello nazionale, lavorato in studio per lui con una band, ma alla fine di soldi non ne avevo visti che pochissimi. L’ultimo concerto in chiesa, un duo di classica, aveva fruttato la bellezza di quarantamila lire, quaranta euro di oggi, prontamente girate al parroco vorace. Un signore che mi conosceva mi disse un giorno “ma tu lo sai fare il liscio?”
E che ne so, pensai, non sarà mica così complicato. Mi tornava alla mente uno stupido metodo pieno di mazurke. Imparai velocemente che sottovalutare i professionisti è un grosso sbaglio, anche se fanno liscio. Intanto, le orchestre fanno un po’ di tutto, e poi ci sono dei marpioni mica da ridere che ti fan capire che l’esperienza non è acqua fresca. Non avevo soldi, vivevo di espedienti e carità varie, qualche lezione, vitto e alloggio ancora garantiti a casa. L’orchestra suonava nel night cinque volte la settimana, non si provava nemmanco una volta, il capo banda era un tizio strapieno di vizi e di quattrini che cantava soltanto e pure male. Le donne ti toccavano il culo. I musicisti erano bravi, c’era un sassofonista che aveva suonato pure con una grande star della musica leggera, ma parlavano solo di storie nei bagni. Mi vergognavo a tal punto di far parte dell’orchestra da non farne parola con anima viva. Durai pochissimo, maledicevo il giorno in cui avevo pensato di vivere con la musica, il momento del padrino, nota colonna sonora, era tremendo. Smisi di suonare nel locale e per qualche mese staccai biglietti all’entrata, maschera per maschera, meglio maschera lontano dalla musica, anche se le donne ti toccavano il culo uguale.
L’anno successivo l’orchestra sbarcò sulla rete televisiva nazionale.